È la finalissima, questa notte abbiamo fatto tutti una gran fatica a prendere sonno. Giochiamo in un prato dalle parti di via Passobuole. C’è l’erba, e c’è pure la porta con pali e traversa, manca la rete, ma Giacomo, il fratello di Guappo, ha detto di avere occhi di lince, farà l’arbitro, e in caso di conte- stazioni deciderà lui. Ha diciotto anni, è un uomo, sa farsi rispettare.
È la finalissima, noi del cortile di corso Traiano ci siamo arrivati abbattendo uno dopo l’altro corso Corsica, piazza Guala e piazza Bengasi. Abbiamo la maglia rossa, pantaloncini e calzettoni a caso. Ho fatto una valanga di gol nelle partite precedenti, quattro o cinque a partita, sono il più forte. Ho il numero 11, il mio idolo è Paolino Pulici, imito tutto di lui: le acrobazie, il modo di esultare saltando a pugni chiusi, l’arrotolarsi i calzoncini sulla coscia prima di battere un calcio di punizione. In finale è scontro tra titani: ce la dobbiamo vedere con i ragazzi di via Onorato Vigliani, sono fortissimi, alcuni di loro giocano nel Vianney, altri nell’Unionsport, il loro portiere è un gigante, le prende tutte, con i suoi capelli a caschetto è l’idolo di tutte le ragazze di Mirafiori. A centrocampo gioca quell’iradiddio di Frontel, segna da tutte le posizioni, picchia, salta l’uomo. In attacco Cavignano, il figlio del calzolaio, il suo idolo è Causio, è bianconero fino al midollo, sono quasi tutti juventini in quella squadra. Noi no, tutti granata, a parte Massimo detto Topo. L’appuntamento è per le nove, il fratello di Guappo è lì dalle otto. Ha saggiato le condizioni del terreno e non lascia nulla d’intentato. Ha portato del gesso. Sta disegnando il campo, anche la lunetta dei calci d’angolo. Noi ci presentiamo con Sandro Seta in porta. In difesa Topo, Ciotto e Guappo. A centrocampo Giuà e Riccardo. In attacco io e Mimmo. Otto contro otto, di più sarebbe un vorticare di stinchi. Giacomo non ha accettato discussioni, volevamo fare dieci contro dieci, ma niente, William e Danilo si accomodano in panchina.
La partita è equilibrata e il primo tempo finisce zero a zero. Ho preso un palo con una botta al volo e sono andato vicino al gol in più di un’occasione. In compenso Sandro Se- ta ha parato un rigore di Cavignano per un mani dubbio. Giacomo sta facendo lo stronzo, con il fatto che è fratello di Guappo e vuole mostrarsi imparziale ci sta danneggiando. Ci sentiamo degli eroi, zero a zero è un risultato da calciatori veri, niente a che vedere con le altre partite, quelli di piazza Bengasi li avevamo presi a pallonate, dodici a quattro o dodici a tre, una cosa così.
Il secondo tempo è iniziato da poco, prendo la palla a metà campo, ne dribblo un paio, corro verso la porta, sono un lampo rosso, entro in area e infilo il gigante con i capelli a caschetto: uno a zero per noi. Mi riesce tutto: slalom, cross, tiri. Sono carico e leggero, sono libero, sono il giocatore che voglio diventare. Poi gli altri pareggiano: Frontel scappa sulla fascia, Ciotto tenta il placcaggio, Frontel se ne va, si accentra e serve Cavignano che appoggia in rete e sullo slancio corre a inginocchiarsi all’altezza del calcio d’angolo, una marea di maglie bianche è sopra di lui. Tutto da rifare. Manca poco alla fine, qualche minuto, due o tre, non di più. Loro attaccano, sono più grossi. Se finisce pari ripetiamo la partita il giorno dopo. Che occasione buttata al vento, bastava reggere qualche altro giro d’orologio. Miracolo di Seta, immola la faccia su una bomba da due metri del loro numero due, uno spilungone che assomiglia a Facchetti. Seta si rialza sanguinante e ci urla di andare a fare in culo in attacco. E arriva il miracolo, Guappo sradica la palla dai piedi di Frontel e appoggia a Topo, lui sfreccia sulla destra con quella corsa sbilenca di chi ha una gamba più corta dell’altra e crossa al centro, è un cross basso, ma ci vado dentro, un tuffo alla Pulici, sì, proprio lui, il mio idolo, colpisco di piena fronte e giro a rete, il gigante vola, la sfiora con le dita, ma non c’è nulla da fare. È gol. Urlo, faccio per rialzarmi, non posso, sono tutti sopra di me, Guappo e William e Ciotto, mi urlano nelle orecchie, mi baciano, mi stringono il collo. Ho la faccia a terra, l’odore dell’erba, il sudore dei miei compagni, l’odore più buono della mia vita.