Lo sport dà e toglie. E’ questa la bellezza, è questa la maledizione. Lo sport non vive né di passato né di futuro, ma solo di presente. Una domenica sei euforico, hai disputato una partita fantastica e tutti ti guardano con ammirazione: ti senti un Dio. La domenica dopo hai passeggiato per il campo e hai sbagliato un rigore all’ultimo minuto: ti senti una nullità. Difficile capire che entrambi gli stati d’animo sono dannosi, non sei né un Dio né una nullità, sei soltanto un ragazzo che sta combattendo giorno dopo giorno per realizzare i suoi sogni. L’equilibrio è una qualità fondamentale per qualsiasi campione. Se non ce l’hai, se passi dalle stelle alle stalle nel giro di una settimana, forse è bene che inizi a farti qualche domanda (magari chiedendo l’aiuto di un mental coach). Hai fatto pena? Tra sette giorni potrai rifarti. Hai giocato alla grande? Tra sette giorni dovrai confermarti. Nessuna tregua; è lotta infinita. Ma è questo il bello dello sport; la potenza del presente ti impedisce sia di cullarti sugli allori sia di arrovellarti l’anima sugli errori. Se sei un attaccante forse devi sopportare più degli altri le montagne russe del tuo umore. In alcuni periodi la butti dentro da ogni posizione; in altri non segneresti neanche se la prendessi con le mani e corressi fino alla porta come un rugbista gallese. Interessante quanto ha recentemente dichiarato a Tuttosport Caterina Gozzoli, psicologa dello sport, a proposito di Alvaro Morata, lo scorso anno irresistibile e quest’anno fermo a un gol dopo 15 partite di campionato: “forse il ragazzo chiede a se stesso di fornire sempre prestazioni eccellenti. Le responsabilità aumentano. Esistono casi in cui i giocatori magari hanno bisogno di una chioccia per favorire la crescita. Può succedere che gli errori si innestino su momenti di fragilità emotiva innescando processi che tendono a ripetersi. Morata ha soltanto 23 anni. Puntare a capire, in ogni caso, è la base di partenza”. Già, proprio così: mantenere la calma, provare a capire cosa sta succedendo, puntare alla prestazione non pensando soltanto al gol che non arriva. Inevitabile come il succedersi delle stagioni, tornerà la domenica in cui senza quasi accorgertene gonfierai la rete e correrai a ricevere l’abbraccio dei compagni.