“Ogni squadra dovrebbe avere un preparatore per la mente. Esattamente come ci sono i preparatori atletici e l’allenatore che cura la tattica, ci vuole una persona che cura l’aspetto emotivo e mentale. Per me è una cosa essenziale e invece c’è ancora tanta ignoranza attorno a questo tema. Ci sono allenatori come Conte o Sannino che sono anche grandissimi motivatori. Ma se un compagno mi confessasse di essere depresso o di non avere la sufficiente energia mentale per affrontare il suo lavoro lo manderei dal mio mental coach. Funziona. Perché anche la mente va allenata. E se quella non si infortuna è tutto più facile”. Lo ha dichiarato Luca Marrone, centrocampista del Carpi, vincitore di 3 scudetti con la maglia della Juventus, in una bella intervista rilasciata a Paolo Tomaselli sul Corriere della Sera in edicola oggi. Dall’articolo veniamo a scoprire un’altra cosa: una recente indagine della FifPro (Federazione Internazionale dei Calciatori Professionisti) condotta in 12 Federazioni, ha rilevato che su 826 giocatori il 35% soffre di depressione e ansia. La mente è il centro di tutto; senza la giusta solidità anche l’atleta più dotato tecnicamente e fisicamente è destinato a esprimere la metà del suo potenziale e a una carriera da incompiuto. Perché è così difficile capirlo? Le società continuano a fare finta di nulla, la maggioranza degli allenatori idem e l’iniziativa di rivolgersi a un mental coach è lasciata all’iniziativa isolata dei calciatori, ragazzi molto spesso criticati da media ma in molti casi la parte più sana ed evoluta del sistema.