Prima di entrare in campo, controlla di aver con te tutto ciò che serve per esprimere la tua eccellenza: le tue qualità tecniche, la tua forza fisica, la tua determinazione, il fatto che ti sei allenato al meglio, la tua passione, il pensiero che giochi a pallone da quando sei bambino ed è la cosa che sai fare meglio.
Lascia fuori ciò che non serve o ti mette pressione: il giudizio del mister, il giudizio dei tifosi, il desiderio di fare felici i genitori, il timore del risultato finale, la paura di sbagliare.
Concentrati su ciò che dipende da te, su ciò che è sotto il tuo controllo. Fai come il grande Michael Phelps nella foto, punta a fare del tuo meglio bracciata dopo bracciata. Non voltarti mai, vivi ogni singola azione come fosse la più importante della tua carriera.
A questo proposito, è molto utile conoscere il concetto di “bolla prestazionale”. Quando sbuchi dal sottopassaggio per entrare in campo, fingi di essere dentro una bolla o una campana di vetro e pensa a quali sono le cose che ti servono per esprimerti al massimo, appunto le tue risorse e la tua voglia; ecco, quelle sono le cose da tenere dentro la bolla. Se stai pensando che devi giocare bene altrimenti il mister ti sostituisce o la volta dopo ti lascia in panca; se stai pensando che sugli spalti c’è tuo padre e vuoi dargli una grande soddisfazione; se stai pensando che se non giochi bene il prossimo anno non otterrai un buon contratto, è il momento di prendere questi pensieri e lanciarli fuori dalla bolla.
Il concetto di “bolla prestazionale” è molto importante per dividere i pensieri utili dai pensieri inutili e dannosi, per far sì che quando scendi in campo tu abbia molto chiaro ciò che può incidere positivamente sulla tua prestazione e ciò che invece rischia di danneggiarla.
Prepararsi al match è come preparare la valigia per un viaggio: metti dentro solo ciò che serve. Se devi andare quindici giorni in un paese in cui ci sono 35 gradi all’ombra, lo metteresti il piumino? No, perché oltre a non servire a nulla ti appesantirebbe il bagaglio. Ecco, portare in campo il pensiero che devi giocare bene perché è venuto un osservatore a vederti, è come portare il piumino a Dubai.